domenica 31 agosto 2014

Divinità femminili dell'India: Cāmuṇḍā (Camunda)


Il pantheon femminile hindu è particolarmente ricco e variegato, forse ancora di più di quello maschile.
Poco conosciuta ancora è la figura di Cāmuṇḍā, divinità femminile terribile e legata ai culti tantrici.


Probabilmente era in origine una divinità locale e popolare poi assorbita nel pantheon hindu. Un culto antichissimo e misterioso praticato dalle popolazioni munda, tra i primi abitatori del subcontinente indiano (http://www.treccani.it/enciclopedia/munda/)

Ricca e straordinaria la sua iconografia: armata di spada e tridente, abbinata al serpente e dotata di tamburo, fulmine e mazza ornata di teschi (o fatta di teschi), si può accostare per questi attributi proprio al dio Śiva (o Rudra).



E' sovente accompagnata da altre figure femminili e da fantasmi o animali che si cibano del cadavere sul quale la stessa  Cāmuṇḍā danza o con il quale si unisce sessualmente.
Cāmuṇḍā nutre questi suoi assistenti con il sangue che le zampilla dalla testa che lei stessa si è recisa, forse rimando macabro e misterioso ai sacrifici, anche umani, che le venivano offerti (è nota in questo senso anche come "Chinnamastā, dalla testa tagliata").


Chinnamastā è anch'essa una forma terribile della Dea, in particolare una forma della stessa Cāmuṇḍā.



Il sangue zampilla di solito da tre canali, cosa che rimanda alla tradizionale fisiologia dello yoga coi tre nāī (in sanscrito "tubo") tre canali attraverso i quali passa il flusso energetico (prana).



Come tutte le divinità indiane ha un suo speciale veicolo animale, in questo caso il gufo (o civetta).
Il suo nome è fatto risalire alla leggenda secondo cui Parvati (la paredra di Śiva) avrebbe assunto questa forma terribile per sconfiggere i demoni Chanda e Munda.
E' tradizionalmente associata alle sette madri (saptamātkā) sette divinità femminili di cui è ricca l'arte indiana.



Numerosi i templi a lei dedicati, per esempio in Kangra in Himachal Pradesh, a Bubhaneswar in Orissa e sulla collina omonima (Chamundi) a Mysore.



ओं नमः चामुण्डायै




martedì 26 agosto 2014

Danze indiane in Italia: Bharata Natyam e non solo...





In Italia è ormai molto diffusa la pratica di attività coreutiche provenienti dal subcontinente indiano.
Queste tradizioni sono molteplici e la storia della danza e del teatro in India è estremamente complessa.
Raccogliamo qui un elenco di siti attraverso i quali avvicinarsi a questa importante tradizione culturale.

http://www.compagnianad.it/

Il sito di Antonella Usai, tra le più grandi interpreti di Bharatanatyam (e non solo) in Occidente: apprezzatissima anche in India, Antonella Usai unisce una solida formazione di danza classica e moderna alla grande competenza in ambito teorico e pratico relativamente alle culture coreutiche indiane.  l'Associazione Nad è nata nel 1998 ed è animata oltre che da Antonella Usai anche da Elena Picco e Roberta Cipriani. E' un laboratorio di creatività a tutto tondo che sperimenta e propone ogni anno un ricchissimo menu di attività. Oltre al Bharatanatyam vengono proposti corsi di yoga e seminari di vario tipo dedicati alla danza moderna e alla cultura coreutica di Bollywood.

http://www.sagometeatro.com/

L'Associazione "Sagome Teatro" annovera tra le sue collaboratrici Lucrezia Maniscotti che da anni fa conoscere in Italia la tradizione della danza indiana Bharatanatyam. Le proposte culturali di Lucrezia Maniscotti uniscono un costante perfezionismo tecnico ed espressivo a grandi conoscenze teoriche: ha studiato e danzato in India ottenendo grandi riconoscimenti. Interessantissima la proposta di Bharatanatyam per bambini!

http://harukugo.com/

Il nome dice già tutto: Haru Kugo è una delle più famose interpreti di danza Bharatanatyam in Italia. Celebre in tutta Europa, Haru Kugo viene dalla scuola di Monica Gallarate ma ha poi proseguito nello studio e nella pratica in India e vanta uno dei curriculum più straordinari tra gli interpreti contemporanei. Svolge attività e performance in tutta Italia: ospite fissa di manifestazioni, associazioni e festival, Haru Kugo si rivela come una delle più talentuose interpreti di Bharatanatyam in Italia.

http://associazionejaya.it/

Jaya è un'associazione recente che però si segnala per un'attività unica non solo in merito alla danza Bharatanatyam, ma anche per lo Yoga, la musico-terapia, etc. Giuditta de Concini, che anima i corsi dedicati alla danza, ha studiato a lungo in India e ha partecipato a numerosissime iniziative di diffusione della cultura indiana in Italia. Interessanti anche le proposte di Yoga, specie lo Yoga Kundalini e lo Yoga Sivananda.

http://www.apsaras.it/

Progetto curato da Marcella Bassanesi: in collaborazione con l'Ufficio Indiano del Turismo e alcune tre le più importanti università italiane, Apsaras riunisce danzatori, attori e musicisti e propone un ricco calendario di spettacoli e di attività di formazione.

http://www.maharanidance.com

Interessante proposta di danze "gyspy" del Rajasthan e non solo.  Corsi a Milano e a Palermo.

http://www.apsarasdance.com/

Per gli amanti di Bollywood! Valentina Manduchi propone questa particolarissima e coloratissima esperienza agli appassionati italiani.

http://dariamascotto.blogspot.it/

Sul blog di Daria Mascotto una serie di informazioni sul progetto Kishkindha, che mette insieme Yoga e danze dell'India.


SITI DIDATTICI E INFORMATIVI

http://www.danzaindiana.it/
Sito a tutto tondo dedicato alle danze originarie del subcontinente



domenica 24 agosto 2014

I Sikh e la Prima Guerra Mondiale - Mostra alla SOAS




I Sikh alla Prima Guerra Mondiale: un'interessante mostra presso la SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra: http://www.soas.ac.uk/.

Per celebrare il centesimo anniversario della sua nascita, la SOAS presente una mostra dedicata ai Sikh e al ruolo che svolsero nella prima guerra mondiale.
Un contributo dimenticato eppure importantissimo sia nella storia della guerra sia nella storia dell'India.

I Sikh, che seguono l'insegnamento di Guru Nanak e di altri dieci maestri, sono una minoranza importante nella vicenda storica dell'India (http://sikhismo.com/): il loro nome significa proprio "discepolo".


"Empire, Faith & War: The Sikhs and World War One", questo il titolo della mostra che si terrà fino al 28 settembre presso la Brunei Gallery.

Info dettagliate qui: http://www.soas.ac.uk/gallery/efw/

Spoken Sanskrit - 25 anni



Da 25 anni ad Heidelberg si tiene la Summer School of Spoken Sanskrit, una tappa imperdibile per chi vuole migliorare la propria conoscenza della lingua sanscrita, sotto la guida del preparatissimo e simpaticissimo Sadananda Das (http://www.sai.uni-heidelberg.de/abt/IND/en/mitarbeiter/das/das.php).

In occasione del 25esimo anno dell'iniziativa, dal 25 al 29 agosto si terranno una serie di appuntamenti preziosi, ospite d'onore sua Eccellenza Vijay Gokhale, ambasciatore dell'India in Germania (https://www.indianembassy.de/pages.php?id=7).

Il giorno 25 nel pomeriggio si terrà la performance di Ananth Rao "The origins of poetry - A recitation from the Rāmāyaṇa" 

Il giorno 29 ci sarà la presentazione dei candidati al Saraswati Sanskrit Prize 2014 (http://www.sai.uni-heidelberg.de/abt/IND/sarasvati/sarasvati.php) e una "recita", quella messa in scena come ogni anno dai partecipanti alla Summer School, il tema dell'anno è "The Validity of Strīdharma in Contemporary India".
A seguire canzoni in sanscrito e in nepali.

Altre info su: http://www.sai.uni-heidelberg.de/en/index.php?subaction=showfull&id=1408437560&archive=&start_from=&ucat=9&

sabato 23 agosto 2014

Translitterazione del sanscrito e di altre lingue indiane


Scrivere testi che trattino di materie indologiche vuol dire farei conti con caratteri poco usuali. Un termine sanscrito o hindi translitterato richiede segni particolari, i cosiddetti diacritici, che rendono i suoni tipici dell'area indiana.

Una vocale lunga si scrive con un trattino sopra la lettera come "ā" "Ā", un suono palatale richiede un accento sopra la lettera  "ś" "Ś" e un suono cerebrale un puntino sotto "ṭ" "Ṭ".
Questi caratteri devono essere usati in accordo con le regole dello IAST, International Alphabet of Sanskrit Transliteration (http://en.m.wikipedia.org/wiki/International_Alphabet_of_Sanskrit_Transliteration) e vale anche per le lingue che usano un alfabeto di origine brahmì, la scrittura che è considerata all'origine delle scritture usate nel subcontinente asiatico (http://it.m.wikipedia.org/wiki/Brahmi).

La cosiddetta romanizzazione del sanscrito e delle altre lingue è però affare complicato quando si scrive un articolo o un testo che richiede inserimenti frequenti.
Per farlo occorre usare font Unicode che consentono l'inserimento di caratteri speciali (qui i codici http://www.alanlittle.org/projects/transliterator/translittable.html).

Usando un programma come Microsoft Office Word è possibile inserire i caratteri speciali dalla voce "inserisci simbolo" nel menu modifica.
È questa operazione abbastanza complicata e macchinosa se i termini translitterati sono molti.
È quindi possibile assegnare a ognuno di questi caratteri una shortcut e quindi dare comandi di tastiera usando i tasti CTRL, ALT o ALT GR, facendo però attenzione a non usare le combinazioni già assegnate di default dal programma (CTRL S per esempio è usato per salvare il documento, CTRL I per il corsivo, etc.). 
Qui un'indicazione utile anche per chi usa Macintosh o vuole utilizzare il linguaggio html: http://www.personal.psu.edu/ejp10/psu/gotunicode/macron.html.

Chi usa Opeoffice o Libreoffice può usare delle estensioni apposite che consentono la stessa operazione, assegnare cioè ai caratteri dell'alfabeto translitterato delle shortcut: https://forum.openoffice.org/it/forum/viewtopic.php?f=8&t=548 e http://it.libreofficeforum.org/node/8301.

È possibile poi usare un programmino abbastanza semplice come ITranslator distribuito gratuitamente da Omkarananda Ashram (http://www.omkarananda-ashram.org/Sanskrit/itranslator2003.htm#req) che tra l'altro consente anche di comporre testi direttamente in scrittura devanāgarī.
In questo caso il sistema per comporre brani di testo translitterato risponde alle logiche del sistema ITRANS Velthuis per cui per una vocale "ā" bisogna scrivere una doppia a (aa), per una consonante cerebrale come "ḍ"bisogna scrivere ".d", etc.

Questo ITRANS Velthuis (http://www.aczoom.com/itrans/html/dvng/node8.html) è uno dei sistemi per translitterare oltre all'Harvard Kyoto  (http://en.m.wikipedia.org/wiki/Harvard-Kyoto) e all'Hunterian (http://en.m.wikipedia.org/wiki/Hunterian_transliteration) usato ufficialmente dal governo indiano ed elaborato da William Wilson Hunter Hunter dopo le indicazioni di William Jones e Sahitya Akademi.

Sul web vi sono molte risorse a riguardo e alcuni siti offrono la possibilità di translitterare parole o espressioni:

Infine per chi usa LaTeX interessante la discussione qui: http://www.guit.sssup.it/phpbb/viewtopic.php?t=9754

Per un approfondimento in inglese: http://indology.info/email/members/wujastyk/

E voi che sistema usate per translitterare?